lunedì 25 maggio 2020

CASA-ESSERE, CASA-PAROLA


Come è accaduto per le tante storie che abbiamo letto in queste quattro settimane, anche per questo percorso intitolato CASA LIBERAZIONE, la chiusura è un ritorno al punto di partenza.

Nel post iniziale del  percorso concludevo scrivendo: Il territorio che stanno vivendo i bambini ora è quello della casa e da qui, quindi, partiamo per imparare a fare una lettura territoriale che preveda una estensione spazio/temporale che va dal vicino al lontano, dal locale al globale, secondo una logica multiscalare.
E alla fine di una sorta di viaggio di liberazione, avremo imparato, forse, che si parte da casa per ritornarci”.

Il viaggio che ha condotto i bambini nella duplice e parallela esplorazione del territorio casa-io, nelle dimensioni fuori-esteriorità e dentro-interiorità, si conclude, infatti, con un ritorno a quella più intima dell'essere, l'essere della casa e dell'io, collegati dal potente strumento della PAROLA-METAFORA.
I bambini, attraverso l'ascolto di tre albi illustrati, hanno potuto fare esperienza della materializzazione di questa dimensione dell'essere e della parola-metafora, esperienza che è risultata particolarmente divertente per i bambini, ma anche per i genitori.
Inoltre, per ciascuno dei tre lavori che descriverò di seguito, ho realizzato un video accompagnato da musica, come restituzione collettiva, per imparare a condividere e godere del lavoro di tutti come una nuova opera creativa.

CASA DI FIABA

La settimana è iniziata con la mia video-lettura del buongiorno di CASA DI FIABA, di Giovanna Zoboli, Anna Emilia Laitinen, Topipittori, 2013.
Quando ho scritto il testo di CASA DI FIABA,”, spiega la stessa Giovanna Zoboli (qui), “avevo in mente la casa come luogo archetipico, fondamento stesso dell'essere. (...) Le illustrazioni della finlandese Anna Emilia Laitinen, dal tratto inconfondibilmente nordico, accompagnano il testo descrivendo una galleria di abitazioni provvisorie, fatte di stoffe, rami, legni, a volte sospese, a volte aperte, a volte minuscole, come costruite di volte in volta nel corso di un gioco in cui la casa è fatta di quello che c'è a disposizione, in una costante reinvenzione di oggetti, luoghi e materiali. (…) il libro ha struttura circolare, chiudendosi con il rimando al luogo abitato dalla voce narrante”.

Così, seguendo queste riflessioni, ho invitato i bambini a trovare dei materiali (pasta, fagioli, fiori, sassi, erba, legnetti, conchiglie, tappi, ecc.) che potessero diventare metafora di una caratteristica di tre casette da costruire e a cui scattare una sorta difoto-poesia”.

Poi, seguendo il modello della poesia di Zoboli, ne hanno scritta una loro, mantenendo l'incipit e il finale dell'originale, facendo una metafora tra oggetti che costituivano ciascuna casetta e alcuni loro “essere”.











CASA DI FIABA....DA MANGIARE
Nell'articolo citato sopra, Giovanna Zoboli racconta come “(...) scrivendo, mi sono tornate alla mente le molte case incontrate nella letteratura, a partire da quelle delle fiabe classiche, in cui la casa occupa da sempre un posto centrale. Nella fiaba la casa è il luogo che si lascia e in cui si ritorna. È dove si annida il male e dove si trova il bene. È emblema di povertà o di ricchezza. È luogo di incantamenti. È il rifugio nel bosco. Il luogo dello sperdimento, ma anche della salvezza. La sicurezza nella tempesta e nel gelo. La tana degli animali. La via di fuga sugli alberi eccetera.
Credo che, da quando i fratelli Grimm hanno pubblicato la fiaba di “Hänsel e Gretel”, non ci sia stato bambino che ha non abbia sognato di incontrare un giorno sulla sua strada la casetta di Marzapane.

Quindi, dopo aver letto l'albo illustrato HANSEL E GRETEL, collana “Fiabe intagliate”, Sassi junior, 2017, ho domandato a ciascun bambino di costruire la propria “casetta di marzapane” che alla fine, ovviamente, si potesse mangiare.
Poi ho chiesto di scrivere su dei foglietti e/o cartoncini, quelle che ritenevano le parole-chiave della storia.













CASE COSI'
Infine abbiamo lavorato attorno all'albo illustrato di Antonella Abbatiello, CASE COSI', Donzelli editore, 2018.


Ciascun bambino doveva costruire una casetta con cartoncino riciclato e, sull'esempio del libro, scrivere una frase che esprimesse la relazione tra l'essere della casa e di chi la abita.













La settimana si è conclusa con la lettura di due immancabili racconti su case fantastiche di Gianni Rodari dalla raccolta “100 RODARI”, ed. Einaudi Ragazzi, 2019: IL PALAZZO DI GELATO e LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO.

Negli anni ho maturato l'idea che una delle cose più importanti che noi insegnati dovremmo saper fare sia quella di “cogliere le occasioni” per convertirle in attività didattica.

Il percorso sulla casa è stato una grande opportunità offerta da questo periodo di “scuola a casa” per sperimentare, ancora una volta, l'approccio che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo”.

Esso ha rappresentato, per ciascun bambino, una possibilità di agire nel mondo che hanno vissuto a tempo pieno in questo periodo, la casa appunto, con tutto se stesso, in modo unitario.
Questo percorso ci ha dato tanto, anche in termini di relazioni: le riflessioni stimolate dai libri e il fare collegato, sono stati stimolanti per tutti. Scrivere e creare tramite il disegno e la manualità sono diventate un tutt'uno e lo spazio è stato vissuto, ragionato, visto, talora, per la prima volta.
Ecco, imparare a “leggere” il proprio territorio, secondo la prospettiva territorialista di questa didattica, è la capacità indispensabile per poterlo immaginare, progettare ed, infine, abitare.


domenica 17 maggio 2020

CASA DENTRO e lo sguardo della balena bianca (2^ parte)


...Giacomo non poteva tacere. Anche se non
apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui:
egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte”.
(Gianni Rodari in GIACOMO DI CRISTALLO)

Fino ad ora Il percorso intitolato CASA LIBERAZIONE ha condotto i bambini nella duplice e parallela esplorazione del territorio casa-io nelle dimensioni fuori-esteriorità e dentro-interiorità.

La scorsa settimana la “trasparenza” delle case ha permesso di vedere dentro, di imparare uno sguardo che è arrivato sino alla dimensione dell'immaginazione, abilità necessaria per la progettazione di qualsiasi territorio.
Il concetto di trasparenza mi ha richiamato alla mente il racconto di Rodari GIACOMO DI CRISTALLO, a cui avevo fatto riferimento nel video della storia del buongiorno, proprio il 25 aprile scorso in occasione del 75° anniversario della Liberazione.
E poi, come spesso accade, “quando l'allievo è pronto, arriva il maestro”: le cartolibrerie sono state aperte e nella vetrina di quella piccola che c'è nel paese in cui abito, tra i pochissimi libri, vedo in bella mostra, come se mi stesse aspettando LA BAMBINA DI VETRO di Beatrice Alemagna. Che incontro!


In una nota iniziale all'albo, l'autrice scrive che la storia le è stata ispirata da quella di Rodari, “Si potrebbe dire che Gisèle (...) sia la sorellina francese di Giacomo. A differenza del suo gemello italiano, Gisèle non viene messa in prigione, ma solo esclusa e costretta a cercare un luogo da poter chiamare 'casa'”.Il nome della bambina, Gisèle, viene svelato da Beatrice Alemagna solo nell'ultima pagina quando, dopo essere andata via di casa, tornerà con coraggio e fiducia in se stessa, avendo compreso che la sua trasparenza è il suo essere. Il nome, l'identità, quindi, sembra coincidere con l'aver trovato finalmente una casa.
L'albo è stato la prima lettura del buongiorno della settimana.
Poi ho chiesto ai bambini di immaginare di essere trasparenti come Gisèle: quali pensieri si vedrebbero?
Ciascuno ha ritagliato la sagoma della propria testa su un foglio piegato a metà e dentro ha tracciato una griglia, sull'esempio di una pagina dell'albo, in cui disegnare i propri pensieri. Poi ha scritto un breve testo secondo questo modello dato.

















In questo post sul blog della casa editrice Topipittori, Beatrice Alemagna scrive: “La bambina di vetro ero io, quando soffrivo disperatamente di non poter dire tutto quello che pensavo”, sentimento che chiunque credo abbia vissuto da bambino. Cosa sarebbe successo se mi fosse stato permesso dirlo? E questa è stata la seconda attività che mi ha offerto il secondo albo illustrato della settimana, E SULLE CASE IL CIELO di Giusi Quarenghi, Topipittori, 2017.


Ho scelto di leggere “Vado via” e poi di domandare ai bambini di scrivere il loro “vado via”, il posto della libertà individuale totale.



E questi alcuni lavori esemplificativi:





Il “vado via” liberatorio che tutti sperimentiamo, talvolta nella vita può prendere anche una connotazione più cupa, che può arrivare alla depressione.
Il terzo albo letto come storia del buongiorno è stato VIRGINIA WOLF LA BAMBINA CON IL LUPO DENTRO di Kyo MacLear, Isabelle Arsenaut, Rizzoli, 2017.


La storia immagina Virginia e Vanessa Woolf bambine già alle prese con la depressione di Virginia che si sveglia male, non parla e fa strani versi: non c'è per nessuno, vuole solo stare in camera sua, niente le interessa e nessuno la fa stare meglio. Urla con una specie di ululato da lupo (il gioco di togliere al cognome una “o” e rimane “wolf”, lupo).
Vanessa allora chiede alla sorella cosa vuole: “...un posto perfetto....Bloomsberry” le risponde e lei fa quello che sa fare: prende i pennelli, dipinge tutta la stanza di fiori, trasformando la stanza della sorella in un giardino bellissimo con tanto di scala e altalena "perché quando si è spinti verso il basso si deve pensare alto".
Una stanza tutta per se” insomma, il titolo del libro di Virginia Woolf in cui rivendicherà l'importanza di uno spazio tutto per se per creare, per essere. La questione di uno spazio tutto per se, specie in questo periodo di lockdown, è molto sentito. In generale, comunque, lo spazio intimo è sempre, a tutte le età, una necessità profonda.
Svelo ai bambini che le due sorelle sono realmente esistite e dalla biografia Vanessa e Virginia di Jane Dunn, Bompiani, (occasione per dire che cos'è una biografia), mostro loro le foto delle due artiste da bambine, racconto in modo semplice che cos'era il Bloomsberry Group e faccio vedere alcuni scatti dal libro fotografico sulle case di campagna di Virginia, Vanessa e di altri loro amici.


Ho richiesto di immaginare il proprio BLOOMSBERRY, il “posto perfetto”, disegnandolo sulla doppia facciata e poi di descriverlo utilizzando il medesimo modello usato per scrivere i pensieri da “bambina/o di vetro”.
















Questa settimana di lavoro, e i due albi illustrati che le hanno dato sostanza, mi hanno portato doni inaspettati.
La rete delle relazione con i genitori si è ulteriormente rafforzata. Loro sono lì con i bambini ad ascoltare le storie, a sostenerli nella comprensione della consegna e, soprattutto, a ragionare con loro attorno ai tanti temi che escono come da un cappello magico.
Qualche mamma -dico mamme perché sono prevalentemente loro che seguono i bambini- ha voluto scrivere e mandarmi il suo Bloomsberry.
Altre hanno voluto condividere le corde intime che queste due storie di bambine-donne fragili hanno smosso.
Qualcuno ha paragonato le letture del buongiorno al caffè che da la carica al risveglio e porta un sorriso nella giornata.

L'ultimo dono, inaspettato, mi è arrivato da una carissima amica, un'artista sensibile, una donna dolce che sa ascoltare, che ha il dono della “lentezza”. Lei segue con tanta attenzione il mio lavoro. La nostra amicizia è un susseguirsi di coincidenze magiche, l'ultima il fatto che lei abbia lavorato a Lubiana ad uno spettacolo per attori e ombre proprio tratto dall'albo "Virginia Wolf" dal titolo VIRGINIA VOLK.
Agnese Meroni ha voluto donarmi il suo Bloomsberry, un'esplosione creativa che mi traghetta alla prossima settimana in cui termineremo questo percorso fuori e dentro la casa, fuori e dentro se stessi.