giovedì 23 gennaio 2020

LA FINE E' IL MIO INIZIO

Inizio questo viaggio prendendo a prestito il titolo dell'ultimo libro di Tiziano Terzani che ha scritto a quattro mani con il figlio Folco poco prima di andarsene, “La fine è il mio inizio”.
Il mio essere insegnante, più che il fare l'insegnante, mi ha portato a capire che ogni ciclo di alunni che ho lasciato, e' stata una storia che finiva ma che, contemporaneamente, mi preparava a quella che veniva dopo. E questa consapevolezza, mi sto rendendo conto in queste ultime settimane, si è rafforzata con il tempo, per accumulo, come accade ad un territorio che diventa tale per stratificazioni successive. Ma, al contempo, io mi sento anche, per dirla con le parole del poeta veneto Andrea Zanzotto, “una specie di spoletta, che si aggira in mezzo, che cuce e trapunge il paesaggio (1)”.

Questa complessità del sentirsi contemporaneamente territorio e attore del territorio, è una bellezza che vivo, difficile da spiegare. E questa relazione attore-territorio che coesiste in me-insegnante, alla fine, credo sia il mio “fare scuola”, la mia pedagogia, la mia didattica, la didattica che sono arrivata a chiamare “Didattica del territorio quale educatore innovativo” e che, da oggi, condivido.

Il concetto di “Territorio come educatore” è radicato al convincimento che, da quando nasciamo, siamo immersi in vari territori che diventano più ampi con il trascorrere del tempo e con la nostra capacità di viverli e comprenderli. Il tempo e lo spazio, quindi, determinano noi stessi, il territorio e le relazioni che intessiamo con esso e con gli altri.
Perciò, la multiscalarità che legge il percorso dall'io al noi, dall'individuo all'umanità, dal vicino al lontano, dal locale al globale, la multidisciplinarietà e la pluralità dei linguaggi, sono i tre pilastri della didattica del territorio quale educatore innovativo.
Dunque, il primo passo che compio in questo inizio, che coincide anche con l'inizio di un nuovo ciclo con una nuova classe, sarà quello di ripercorrere con lo strumento della lettura territoriale, un percorso esemplare ed esemplificativo sperimentato con il ciclo precedente, e da qui ripartire con il nuovo progetto delineato per i prossimi cinque anni che ci aspettano. Per inciso: credo che nella didattica, sperimentare, sia l'unica azione possibile perché “nulla due volte accade, né accadrà (2), i bambini cambiano, noi cambiamo, il contesto cambia, tutto cambia e, per questo, è un continuo sperimentare.

Sono il territorio che sono, come insegnante, grazie a due maestri e a loro va la mia riconoscenza.
Marina Bertoncin che nel percorso universitario mi ha dato l'A-B-C della lettura territoriale, e forma e sostanza alla mia passione per il territorio: lei è lo spazio.
Ennio Borsetti, lo specchio che mi ha permesso, quand'ero bambina, di vedere in me la sua stessa passione per l'insegnamento e per la conoscenza: lui è il tempo.
Questo blog, “Monte d'oro”, ha preso il nome dal giornalino a cui aveva dato vita con i suoi alunni il giovanissimo maestro Borsetti che, alla fine della guerra, seguendo l'esempio dei grandi pedagogisti, era stato mandato in un territorio difficile, povero, analfabeta, ma dove la Scuola aveva scommesso portando la sperimentazione di un tempo pieno ante litteram e di metodi innovativi.
Quel giornalino era il simbolo della conoscenza che può portare il cambiamento e della fiducia in una scuola che mette al centro l'ascolto del bambino e del territorio.
Ai miei due maestri e alla fiducia nella scuola dedico questo blog.

(1) In “Ritratti - Andrea Zanzotto” di Carlo Mazzacurati, Marco Paolini, ed. Biblioteca dell'immagine - 2001
(2) In “Elogio dei sogni” di Wislawa Szymborska, ed. Rizzoli - 2011