martedì 4 febbraio 2020

L'OCCHIO DEL LUPO E LO SGUARDO SUL TERRITORIO-SCUOLA (1^PARTE)


A settembre, quando si inizia un altro anno scolastico, si ha la sensazione di un nuovo inizio perché il gruppo classe che abbiamo lasciato a giugno sembra cambiato, e forse lo siamo anche noi.
Con questo post avvio il racconto del percorso sperimentato in cl. 4^, di cui ho fatto qualche accenno nei giorni scorsi, e che iniziava appunto, mettendo al centro la classe-territorio.

Esso è esemplificativo di questa mia didattica che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo” che, come si vedrà, si differenzia dalla didattica del territorio in virtù del sostantivo “educatore” che in questa prospettiva caratterizza il territorio. (vedi post- “UN EQUIPAGGIAMENTO MOLTEPLICE TRA ACQUE E TERRE, MA PIU' SPESSO FANGO”)


Come è richiamato con forza nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo “lo studente è posto al centro dell'azione educativa in tutti i suoi aspetti (…). Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo” (p. 9), la classe come territorio quindi che, secondo la lezione territorialista di Magnaghi, esige di essere ascoltata, conosciuta, rispettata e curata affinché i progetti siano sostenibili.

Giunti in classe quarta, avevamo alle spalle tre anni in cui i bambini avevano vissuto occasioni, dentro e fuori la scuola, in cui diventare ricercatori attivi di soluzioni divergenti e innovative, divertendosi e appassionandosi.
Avevano letto libri ogni mattina per 20 minuti con una lettura individuale e silenziosa, solo per il piacere di leggere ma, nel contempo, acquisendo un'ottima capacità di letto-scrittura.

Avevano lavorato all'interno di percorsi interdisciplinari di italiano, storia, geografia ed arte a partire dagli albi illustrati, affinando le capacità fondamentali per riuscire ad affrontare i compiti autentici che avrei progettato per loro negli ultimi due anni: capacità di ascolto, di riflessione, di comprensione, di metaforizzare, di individuare e comprendere simboli, di compiere associazioni e analogie e, soprattutto la capacità di parlare, esprimendo idee, sentimenti e sviluppando il pensiero complesso. In definitiva, si era formata una comunità di lettura, dialogo e apprendimento cooperativo e di ricerca.

In fine, avevano imparato ad ascoltare l'intuizione, cioè la capacità di accostare elementi tratti da settori distanti tra loro, e l'ispirazione che giunge dopo aver accumulato nozioni, idee e visioni.

Per quell'anno, il progetto educativo-didattico che costituiva il quarto capitolo del progetto quinquennale “Sei come sei”, si è intitolato “I CARE: L'OCCHIO DEL LUPO” e il libro-filo conduttore è stato, appunto, “L'occhio del lupo” di Daniel Pennac. 


                            https://www.salani.it/libri/locchio-del-lupo-9788893810746

L’incontro/scontro iniziale tra il ragazzo e il lupo, si risolverà in un intenso scambio di “sguardi” su se stessi e il mondo, come nell’ I CARE motto della scuola di Barbiana di don Milani. Perché quando ci interessiamo, abbiamo a cuore l’altro e il mondo, e stiamo andando verso la fioritura autentica del nostro seme, il compimento dell’umano che può realizzarsi solo nella relazione.
L'anno scolastico è stato diviso in quattro fasi corrispondenti ai quattro capitoli del libro, e la prima fase, intitolata “L'incontro”, si apriva con l'uda: I CARE LA CLASSE CHE VOGLIAMO

Il compito autentico dell’uda prevedeva di realizzare un progetto partecipato di riorganizzazione dello spazio-aula e della comunità-classe partendo da valori condivisi 



                                            http://www.babalibri.it/catalogo/libro/pezzettino

Il primo albo illustrato è stato PEZZETTINO di Leo Lionni, Babalibri. Il sentirsi “a pezzettini” un po' ci risuonava: quale immagini preferisco e perché? Quale frase o parola? Abbiamo discusso a lungo, alcuni si sono anche commossi perché la potenza metaforica di immagini-parole di questo albo, aveva richiamato qualche “pezzettino” non ancora composto dentro di sé.
Ciascuno, alla fine, ha disegnato e colorato, in modo creativo e personale, il proprio nome su un cartoncino 20x10cm, secondo lo stile dell’artista Alighiero Boetti.
Successivamente i bambini hanno composto un'opera d’arte collettiva costituita da quelle individuali, lasciando al centro lo spazio per l'ultimo tassello che avrebbero scoperto l'indomani.



Il giorno dopo è stata la volta dell’albo illustrato IL MAESTRO di Fabrizio Silei e Simone Massi, ed. Orecchio Acerbo. 

Anche qui si è molto discusso e, improvvisamente, è come se l'esperienza scolastica e le relazioni avessero preso corpo nella consapevolezza di cos'era la scuola del “sei come sei” che stavamo costruendo insieme.
Ed è stato a quel punto, nell'emozione generale, che dal libro ho tratto fuori la copia a colori dell'autentica targhetta del motto della scuola di Barbiana “I CARE” (mi sta a cuore). 
I bambini l'hanno sistemata al centro dell’opera d’arte collettiva che ora aveva un cuore.


A quel punto ho spiegato la consegna che i gruppi avrebbero svolto per comprendere profondamente i tre concetti pilastro del compito autentico dell'uda: valori, spazio e comunità.

Per il concetto “VALORI”, ho consegnato una scheda intitolata “LA PAROLA FA EGUALI”, contenente otto motti di don Milani che ho suddiviso tra i tre gruppi, dando l'incarico di analizzarli per trovare i valori trattati ed arrivare, tramite discussione, a sceglierne solo tre.
Alla fine c'è stata la condivisione dei tre valori-parole chiave individuati dai tavoli per scegliere i tre che la nostra comunità-classe riteneva più importanti.
Per analizzare i concetti "SPAZIO" e "COMUNITA' ", nella lezione successiva abbiamo visto il film, ESSERE E AVERE di Nicolas Philibert, (https://www.youtube.com/watch?v=lCGQkBMZbeU) a cui è seguita una discussione davvero stimolante.
I gruppi, questa volta, dovevano mettere a confronto la SCUOLA DI BARBIANA e LA SCUOLA DI SAINT-ÉTIENNE-SUR-USSON, rispetto agli indicatori: spazio, attività, organizzazione e relazioni, concordando, infine, un simbolo e un motto per ciascuna delle due scuole-comunità. In questo modo si sono scelte quali erano i tipi di spazi, attività, organizzazione e relazioni che la nostra comunità voleva vivere.

Il territorio-classe era stato progettato in modo partecipato, condividendone i valori, l'organizzazione, le relazioni e gli spazi. 
Ora si poteva partire con il nuovo anno scolastico.