A settembre, quando si
inizia un altro anno scolastico, si ha la sensazione di un nuovo
inizio perché il gruppo classe che abbiamo lasciato a giugno sembra
cambiato, e forse lo siamo anche noi.
Con questo post avvio il
racconto del percorso sperimentato in cl. 4^, di cui ho fatto qualche
accenno nei giorni scorsi, e che iniziava appunto, mettendo al centro
la classe-territorio.
Esso è esemplificativo di questa mia didattica che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo” che, come si vedrà, si differenzia dalla didattica del territorio in virtù del sostantivo “educatore” che in questa prospettiva caratterizza il territorio. (vedi post- “UN EQUIPAGGIAMENTO MOLTEPLICE TRA ACQUE E TERRE, MA PIU' SPESSO FANGO”)
Come è richiamato con
forza nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo “lo
studente è posto al centro dell'azione educativa in tutti i suoi
aspetti (…). Particolare cura è necessario dedicare alla
formazione della classe
come gruppo” (p. 9), la classe come
territorio quindi che, secondo la lezione territorialista di
Magnaghi, esige di essere ascoltata, conosciuta, rispettata e curata
affinché i progetti siano sostenibili.
Giunti in classe quarta,
avevamo alle spalle tre anni in cui i bambini avevano vissuto
occasioni, dentro e fuori la scuola, in cui diventare ricercatori
attivi di soluzioni divergenti e innovative, divertendosi e
appassionandosi.
Avevano letto libri ogni
mattina per 20 minuti con una lettura individuale e silenziosa, solo
per il piacere di leggere ma, nel contempo, acquisendo un'ottima
capacità di letto-scrittura.
Avevano lavorato all'interno di percorsi interdisciplinari di italiano, storia, geografia ed arte a partire dagli albi illustrati, affinando le capacità fondamentali per riuscire ad affrontare i compiti autentici che avrei progettato per loro negli ultimi due anni: capacità di ascolto, di riflessione, di comprensione, di metaforizzare, di individuare e comprendere simboli, di compiere associazioni e analogie e, soprattutto la capacità di parlare, esprimendo idee, sentimenti e sviluppando il pensiero complesso. In definitiva, si era formata una comunità di lettura, dialogo e apprendimento cooperativo e di ricerca.
In fine, avevano imparato
ad ascoltare l'intuizione, cioè la capacità di accostare elementi
tratti da settori distanti tra loro, e l'ispirazione che giunge dopo
aver accumulato nozioni, idee e visioni.
Per quell'anno, il
progetto educativo-didattico che costituiva il quarto capitolo del
progetto quinquennale “Sei come sei”, si è intitolato “I
CARE: L'OCCHIO DEL LUPO” e il libro-filo conduttore è stato,
appunto, “L'occhio del lupo” di Daniel Pennac.
L’incontro/scontro
iniziale tra il ragazzo e il lupo, si risolverà in un intenso
scambio di “sguardi” su se stessi e il mondo, come nell’ I CARE
motto della scuola di Barbiana di don Milani. Perché quando ci
interessiamo, abbiamo a cuore l’altro e il mondo, e stiamo andando
verso la fioritura autentica del nostro seme, il compimento
dell’umano che può realizzarsi solo nella relazione.
L'anno scolastico è
stato diviso in quattro fasi corrispondenti ai quattro capitoli del
libro, e la prima fase, intitolata “L'incontro”, si apriva con
l'uda: I CARE LA CLASSE CHE VOGLIAMO
Il compito autentico dell’uda prevedeva di realizzare un progetto partecipato di riorganizzazione dello spazio-aula e della comunità-classe partendo da valori condivisi
Il
primo albo illustrato è stato PEZZETTINO
di Leo Lionni, Babalibri. Il sentirsi “a
pezzettini” un po' ci risuonava: quale immagini preferisco e
perché? Quale frase o parola? Abbiamo discusso a lungo, alcuni si
sono anche commossi perché la potenza metaforica di immagini-parole
di questo albo, aveva richiamato qualche “pezzettino” non ancora
composto dentro di sé.
Ciascuno,
alla fine, ha disegnato e colorato, in modo creativo e personale, il
proprio nome su un cartoncino 20x10cm, secondo lo stile dell’artista
Alighiero Boetti.
Successivamente
i bambini hanno composto un'opera
d’arte collettiva costituita
da quelle individuali, lasciando al centro lo spazio per l'ultimo
tassello che avrebbero scoperto l'indomani.
Il
giorno dopo è stata la volta dell’albo illustrato IL
MAESTRO di Fabrizio Silei e Simone
Massi, ed. Orecchio Acerbo.
Anche qui si è molto discusso e, improvvisamente, è come se l'esperienza scolastica e le relazioni avessero preso corpo nella consapevolezza di cos'era la scuola del “sei come sei” che stavamo costruendo insieme.
Anche qui si è molto discusso e, improvvisamente, è come se l'esperienza scolastica e le relazioni avessero preso corpo nella consapevolezza di cos'era la scuola del “sei come sei” che stavamo costruendo insieme.
Ed
è stato a quel punto, nell'emozione generale, che dal libro ho
tratto fuori la copia a colori dell'autentica targhetta del motto
della scuola di Barbiana “I CARE” (mi sta a cuore).
I bambini
l'hanno sistemata al centro dell’opera
d’arte collettiva che ora aveva
un cuore.
A
quel punto ho spiegato la consegna che i gruppi avrebbero svolto per
comprendere profondamente i tre concetti pilastro del compito
autentico dell'uda: valori, spazio e comunità.
Per
il concetto “VALORI”, ho consegnato una scheda intitolata “LA
PAROLA FA EGUALI”, contenente otto motti di don Milani che ho
suddiviso tra i tre gruppi, dando l'incarico di analizzarli per
trovare i valori trattati ed arrivare, tramite discussione, a
sceglierne solo tre.
Alla fine c'è stata la
condivisione dei tre valori-parole chiave individuati dai tavoli per
scegliere i tre che la nostra comunità-classe riteneva più
importanti.
Per analizzare i concetti "SPAZIO" e "COMUNITA' ", nella lezione successiva
abbiamo visto il film, ESSERE E AVERE
di Nicolas Philibert, (https://www.youtube.com/watch?v=lCGQkBMZbeU) a cui è seguita una discussione davvero
stimolante.
I gruppi, questa volta,
dovevano mettere a confronto la SCUOLA DI BARBIANA e LA SCUOLA DI
SAINT-ÉTIENNE-SUR-USSON, rispetto agli indicatori: spazio,
attività, organizzazione e relazioni,
concordando, infine, un simbolo e un motto per ciascuna delle due
scuole-comunità. In questo modo si sono scelte quali erano i tipi di spazi, attività, organizzazione e relazioni che la nostra comunità voleva vivere.
Il territorio-classe era
stato progettato in modo partecipato, condividendone i valori,
l'organizzazione, le relazioni e gli spazi.
Ora si poteva partire con
il nuovo anno scolastico.