Anche se è sabato, questa mattina ho
mandato ai bambini una video-lettura a sorpresa.
E' il 75° anniversario della
Liberazione d'Italia e Gianni Rodari, ancora una volta, è venuto in
mio soccorso.
Così ho letto un piccolo estratto da
LE AVVENTURE DI CIPOLLINO (Einaudi Ragazzi, 2018) che, come scrive
Michela Murgia nella prefazione, “...non
è una storia di frutta e verdura, ma è un romanzo antifastista per
bambini scritto da un partigiano. Si può dire questo di un romanzo
per ragazzi che parla di un bambino cipolla in un mondo di principi
limoni, gendarmi pomodoro, avvocati piselli e contadino zucchine?
Quando si tratta di Gianni Rodari sì, perché l'essere poeta,
giornalista e scrittore erano per lui derivazioni brillanti del suo
essere prima di tutto un uomo libero e liberato”.
Questa storia è una metafora
fantastica della storia della nostra Repubblica Italiana, che termina
con una strana frase finale: “E così sia, amen” che, continua Murgia, “mi ha sempre costretta a
leggerla come una preghiera, un'invocazione rivolta agli adulti
perché la libertà non corra mai più un pericolo tale da
costringere un bambino a lasciare i giochi per farsene partigiano”.
Ma c'è un secondo motivo che mi ha
fatto scegliere questo testo.
Il libro termina con il primo atto che
compiono i cittadini di questa neonata Repubblica, dopo aver messo la
bandiera sulla torre: trasformano il Castello del dittatore Re Limone
in una casa dei bambini.
“Il Castello non è più una
castello, ma una casa da gioco.
Per bambini, si capisce: c'è la sala
da ping-pong,
la sala del disegno, la sala dei
burattini,
quella del cinema, eccetera eccetera.
Naturalmente c'è anche il gioco più
bello, ossia la scuola:
Cipollino e Ciliegino siedono uno
accanto all'altro,
nello stesso banco, e studiano
l'aritmetica,
la lingua, la storia e tutte le altre
materie
che bisogna conoscere bene per
difendersi
dai birbanti e tenerli lontani”.
Ed ecco il punto di partenza del percorso che inizieremo da lunedì: la CASA.
La casa che, come nella storia di
Cipollino è, in questo periodo, una casa-scuola.
Questo
aspetto abbiamo già iniziato a considerarlo quando ciascuno di loro
ha delimitato il proprio territorio-scuola
(vedi qui).
Da settimane sto accumulando idee,
visioni partendo dai libri che ho in casa, per costruire il
canovaccio del percorso educativo-didattico attorno al
territorio-casa.
Ora quel groviglio ha preso una forma
ed è visibile in questa mappa verbo visuale che potrei definire in
3D.
Mappa verbo visuale in 3D degli albi e libri utilizzati nel percorso CASA LIBERAZIONE |
Le
tappe del percorso educativo-didattico "Casa liberazione", saranno segnate ciascuna da un
albo illustrato:
- CASA-FUORI: di Carson Ellis, CASA, Emme Edizioni, 2015
- CASA-DENTRO: di Kyo Maclear, Isabelle Arsenaut, VIRGINIA WOLF LA BAMBINA CON IL LUPO DENTRO, Rizzoli, 2017; di Beatrice Alemagna, LA BAMBINA DI VETRO, Topipittori, 2019; di Luca Tognolini, Claudia Palmarucci, LE CASE DEGLI ALTRI, Orecchio Acerbo, 2015
- CASA-ESSERE: di Giovanna Zoboli, Anna Emilia Laitinen, CASA DI FIABA, Topipittori, 2013
- CASA-PAROLA: di Antonella Abbatiello, CASE COSI', Donzelli editore, 2018
Altre
storie, invece, saranno solamente delle “letture del buongiorno”
che, per tema, si rifanno alla fase in cui sono dentro.
Come
ho tentato di spiegare nel post “Un equipaggiamento
molteplice tra acque e terre, ma più spesso fango”,
l'approccio di questa didattica che ho denominato “didattica
del territorio quale educatore innovativo” è quello di tentare di
proporre al bambino l'occasione di agire nel mondo (quello che vive)
con tutto se stesso, in modo unitario.
Il
territorio che stanno vivendo i bambini ora è quello della casa e da
qui, quindi, partiamo per imparare a fare una lettura territoriale
che preveda una estensione spazio/temporale che va dal vicino al
lontano, dal locale al globale, secondo una logica multiscalare.
E
alla fine di una sorta di viaggio di liberazione, avremo imparato,
forse, che si parte da casa per ritornarci.
“Si
lasciano mai le case dell'infanzia?
Mai:
rimangono sempre dentro di noi,
anche
quando non esistono più,
anche
quando vengono distrutte
da
ruspe e bulldozer”.
Ferzan
Ozpetek