Come
è accaduto per le tante storie che abbiamo letto in queste quattro
settimane, anche per questo percorso intitolato CASA LIBERAZIONE, la
chiusura è un ritorno al punto di partenza.
Nel
post iniziale del percorso concludevo scrivendo: “Il
territorio che stanno vivendo i bambini ora è quello della casa e da
qui, quindi, partiamo per imparare a fare una lettura territoriale
che preveda una estensione spazio/temporale che va dal vicino al
lontano, dal locale al globale, secondo una logica multiscalare.
E
alla fine di una sorta di viaggio di liberazione, avremo imparato,
forse, che si parte da casa per ritornarci”.
Il
viaggio che ha condotto i bambini nella duplice e parallela
esplorazione del territorio casa-io,
nelle dimensioni fuori-esteriorità e dentro-interiorità, si
conclude, infatti, con un ritorno a quella più intima dell'essere,
l'essere della casa e dell'io, collegati dal potente strumento della
PAROLA-METAFORA.
I
bambini, attraverso l'ascolto di tre albi illustrati, hanno potuto
fare esperienza della materializzazione di questa dimensione
dell'essere e della parola-metafora, esperienza che è risultata
particolarmente divertente per i bambini, ma anche per i genitori.
Inoltre,
per ciascuno dei tre lavori che descriverò di seguito, ho realizzato
un video accompagnato da musica, come restituzione collettiva, per
imparare a condividere e godere del lavoro di tutti come una nuova
opera creativa.
CASA
DI FIABA
La
settimana è iniziata con la mia video-lettura del buongiorno di CASA
DI FIABA,
di Giovanna Zoboli, Anna Emilia Laitinen, Topipittori, 2013.
“Quando
ho scritto il testo di CASA
DI FIABA,”,
spiega
la stessa Giovanna Zoboli (qui),
“avevo in mente la
casa come luogo archetipico,
fondamento
stesso dell'essere.
(...) Le illustrazioni della finlandese Anna Emilia Laitinen, dal
tratto inconfondibilmente nordico, accompagnano il testo descrivendo
una galleria di abitazioni provvisorie, fatte di stoffe, rami, legni,
a volte sospese, a volte aperte, a volte minuscole, come costruite di
volte in volta nel corso di un gioco in cui la casa è fatta di
quello che c'è a disposizione, in una costante reinvenzione di
oggetti, luoghi e materiali. (…) il libro ha struttura circolare,
chiudendosi con il rimando al luogo abitato dalla voce narrante”.
Così, seguendo queste riflessioni, ho invitato i bambini a trovare dei materiali (pasta, fagioli, fiori, sassi, erba, legnetti, conchiglie, tappi, ecc.) che potessero diventare metafora di una caratteristica di tre casette da costruire e a cui scattare una sorta di “foto-poesia”.
Poi,
seguendo il modello della poesia di Zoboli,
ne
hanno
scritta una loro, mantenendo l'incipit e il finale dell'originale,
facendo una metafora tra oggetti che costituivano ciascuna casetta e
alcuni loro “essere”.
CASA
DI FIABA....DA MANGIARE
Nell'articolo
citato sopra, Giovanna Zoboli racconta come
“(...)
scrivendo, mi sono tornate alla mente le molte case incontrate nella
letteratura, a partire da quelle delle fiabe classiche, in cui la
casa occupa da sempre un posto centrale. Nella fiaba la casa è il
luogo che si lascia e in cui si ritorna. È dove si annida il male e
dove si trova il bene. È emblema di povertà o di ricchezza. È
luogo di incantamenti. È il rifugio nel bosco. Il luogo dello
sperdimento, ma anche della salvezza. La sicurezza nella tempesta e
nel gelo. La tana degli animali. La via di fuga sugli alberi
eccetera.
Credo
che, da quando i fratelli Grimm hanno pubblicato la fiaba di “Hänsel
e Gretel”, non
ci sia stato bambino che ha non abbia sognato di incontrare un giorno
sulla sua strada la casetta di Marzapane.
Quindi,
dopo aver letto l'albo illustrato HANSEL
E GRETEL, collana
“Fiabe intagliate”, Sassi junior, 2017, ho domandato a ciascun
bambino di costruire la propria “casetta di marzapane” che alla fine, ovviamente, si
potesse mangiare.
Poi
ho chiesto di scrivere su dei foglietti e/o cartoncini, quelle che
ritenevano le parole-chiave
della storia.
CASE
COSI'
Infine
abbiamo lavorato attorno all'albo illustrato di Antonella Abbatiello,
CASE
COSI',
Donzelli editore, 2018.
Ciascun
bambino doveva costruire
una casetta con cartoncino riciclato e, sull'esempio del libro,
scrivere una frase che esprimesse la relazione tra l'essere della
casa e di chi la abita.
La
settimana si è conclusa con la lettura di due immancabili racconti su case
fantastiche di Gianni Rodari dalla raccolta “100 RODARI”, ed. Einaudi
Ragazzi, 2019: IL PALAZZO DI GELATO e LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO.
Negli
anni ho maturato l'idea che una delle cose più importanti che noi
insegnati dovremmo saper fare sia quella di “cogliere le occasioni”
per convertirle in attività didattica.
Il percorso sulla casa è stato una grande opportunità offerta da questo periodo di “scuola a casa” per sperimentare, ancora una volta, l'approccio che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo”.
Esso
ha rappresentato, per ciascun bambino, una possibilità di agire nel
mondo che hanno vissuto a tempo pieno in questo periodo, la casa
appunto, con tutto se stesso, in modo unitario.
Questo
percorso ci ha dato tanto, anche in termini di relazioni: le
riflessioni stimolate dai libri e il fare collegato, sono stati
stimolanti per tutti. Scrivere e creare tramite il disegno e la
manualità sono diventate un tutt'uno e lo spazio è stato vissuto,
ragionato, visto, talora, per la prima volta.
Ecco,
imparare a “leggere” il proprio territorio, secondo la
prospettiva territorialista di questa didattica, è la capacità
indispensabile per poterlo immaginare, progettare ed, infine,
abitare.