L'esperienza
mi ha insegnato che i migliori percorsi educativi, le migliori
attività didattiche sono quelle che si offrono a noi quasi come un
dono inaspettato, come la cosa giusta al momento giusto.
Che
è poi la stessa sensazione che si prova anche con i libri: quello
che ci è utile ci aspetta, di solito, in bella mostra sugli scaffali
di una libreria mentre noi gli passiamo distrattamente davanti e ci
chiama.
Ed è successo proprio così per il percorso sperimentato in cl. 4^ “L'occhio del lupo e sguardo sul territorio-scuola”, che ritengo esemplare del mio “fare scuola” che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo”.
Proprio
mentre stavamo per terminare il percorso di costruzione del
territorio-classe (vedi il post:
L'OCCHIO DEL LUPO E LO SGUARDO SUL TERRITORIO-SCUOLA, 1^PARTE),
ho ricevuto l'invito annuale della prof.ssa Marina Bertoncin a
seguire il laboratorio residenziale che organizza nel Delta del Po da
più di vent'anni anni con il Dipartimento di Geografia
dell'Università di Padova, quell'anno proposto agli studenti della
Laurea Magistrale in Sustainable Territorial Development (Ste-De) e
in Local Development (LD). Il titolo era "ACTORS, TERRITORIAL
STRATEGIES AND LOCAL DEVELOPMENT IN THE PO DELTA (VENETO REGION): THE
INNER AREAS STRATEGY CASE STUDY” e si sarebbe tenuto il
9-10-11 Novembre, coinvolgendo circa sessanta studenti provenienti da
tutto il mondo.
Questa
dimensione mondiale mi ha rimandata immediatamente a “L'occhio del
lupo” di Daniel Pennac, il libro-filo conduttore dell'anno
scolastico che si chiude con il capitolo intitolato l'Altro-Mondo.
Questa esperienza poteva essere per noi un “Altro-Mondo”? Poteva
essere un'occasione didattica fondamentale, quale infatti si è
rivelata?
Così
la classe è stata invitata a partecipare al laboratorio come attore
territoriale e a condividere l'esito del percorso che avremo
sviluppato.
Alla fine del laboratorio gli studenti universitari
avrebbero prodotto una mappa-verbo visuale e un albo illustrato
restituiti
graficamente dagli illustratori Marina Girardi e Rocco Lombardi che
avrebbe raccontato la loro esperienza accademica.
E anche noi, come loro, ci saremo cimentati nello sperimentare lo strumento della mappa verbo-visuale per condividere con gli studenti dell'università il nostro lavoro di lettura territoriale.
Si
presentavano tre problemi:
- Quale caso territoriale avremo trattato? Quello dei “colleghi” universitari era troppo complesso le cinque settimane che avevamo di tempo insufficienti
- Non conoscevamo lo strumento del manifesto verbo-visuale, dovevamo farne esperienza prima di produrre quello che avremo portato al seminario
- La lingua del laboratorio residenziale era l'inglese e il manifesto doveva essere tradotto
Anche
le soluzioni sono arrivate molto velocemente da me e dai bambini,
senza bisogno di pensarci: avremo trattato il territorio-scuola,
quello che, in fine dei conti, andavamo a rappresentare come attori
al seminario; avremo imparato cos'è una mappa verbo-visuale dalla
stessa illustratrice Marina Girardi e dal suo magnifico albo
“Capriole”;
https://www.topipittori.it/it/catalogo/capriole
e
avremo fatto un esperimento costruendo una mappa della storia de
“L'occhio del lupo”; per la traduzione ci avrebbero aiutato i
genitori che avevano conoscenza della lingua inglese.
Così
il primo passo è stato la lettura
integrale del libro "L'occhio del lupo" di Daniel Pennac ed
un lavoro linguistico collegato da cui sono stati tratti gli elementi
per costruire la mappa (tempo, luogo, personaggi, fatti) sul modello
di quelle presenti nell'albo “Capriole”.
La
motivazione era scattata insieme al desiderio di iniziare il
percorso.
Il
territorio-scuola ci attendeva.