Per un bambino appena arrivato alla
primaria il territorio è l'aula della propria classe.
La scuola per un bambino è il
territorio più importante dopo la propria casa.
E' un luogo dove si trascorre molto
tempo, specie se è una scuola a tempo pieno.
E per queste ragioni dovrebbe essere
uno spazio “educativo”, cioè un luogo che porta alla luce, di
incontro e accoglienza, di esperienza, di apertura e in cui iniziare
a conoscere se stessi e scegliere di seguire le proprie
predisposizioni, scoprire passioni. E' un luogo identitario.
Per questo, prima di iniziare a descrivere un percorso sperimentato in cl. 4^, che ritengo esemplare del mio fare scuola che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo”, ritengo importante raccontare come si è costruito il contesto, il territorio-classe-aula, in cui ciò è stato possibile realizzarlo.
I
cinque anni del ciclo che si è concluso, sono stati prima di tutto
una “storia” bella, intensa, ricca e magica, che è impossibile
raccontare in poche parole. Una storia ha sempre un “prima”, un
tempo in cui i protagonisti ancora non si conoscono, ma già si
immaginano, si pensano. Accade ad esempio alle madri in attesa, ma
anche a noi insegnanti che attendiamo dei nuovi bambini.
L'estate
è tempo di riposo, ma per tanti di noi credo sia anche tempo di
letture, di accumulo di pensieri, visioni, immagini, suggestioni. Nel
mio caso, specie prima dell'avvio di un nuovo ciclo, è un periodo
per capire quale sarà la storia “generativa” che accompagnerà
per cinque anni i bambini che incontrerò, ma anche me. Perché, alla
fine, come ha scritto Susanna Tamaro “un
insegnante che ama il suo lavoro ha un compito molto importante:
quello di trasmettere la sua passione”(1).
Anche perché, aggiungo io, è solo quando siamo davvero appassionati
che riusciamo a comunicare in modo davvero efficace, ad essere dei
“testimoni”. In questo caso la storia, comprensiva di personaggio
fantastico che sarebbe stato il motore motivazionale
all'apprendimento della letto-scrittura, è arrivata mentre camminavo
in un bosco delle prealpi venete e la sintesi verbo-visuale che ho
fatto in quel momento è stata questa:
Il
primo giorno di scuola dell'a.s. 2014/2015, ciascun bambino della mia
classe, prima di varcare la porta della scuola, ha attraversato una
soglia simbolica tra due querce che avevano la loro età, e gli è
stata consegnata una piccola scatolina di legno sulla quale era
dipinta una lumaca. Conteneva una ghianda.
Sulla scatola c'erano scritte quelle che sono diventate le prime
parole che i bambini hanno letto nella scuola primaria, un messaggio
importante, che era anche il titolo del percorso educativo-didattico
quinquennale:
“sei
come sei”
La
proposta educativo-didattica, condivisa fin da subito con i genitori,
è ruotata attorno alla metafora del “seme” esemplificata da
questa citazione di frate Egidio da Assisi: “seminare è un atto
di fede nel seme e nella terra”. Il contadino-insegnante
ascolta, semina, irriga, vanga, aspetta; la terra-genitori da
stabilità, sostegno, condivisione, silenzio; il seme-bambino deve
poter “essere” nella sua diversità-unicità: questi sono stati i
tre attori protagonisti del territorio-classe, oltre allo spazio
fisico dell'aula, quarto attore, luogo progettato ma flessibile, che
comprendeva spazi per il lavoro cooperativo e laboratoriale, spazi
individuali e personali e studiato perché tutto fosse accessibile a
tutti. nonché una biblioteca di classe molto fornita. Un
attore-territorio che è cresciuto con noi mano a mano che si andava
accumulando una nostra storia. Un territorio in cui imparare cosa sia
la partecipazione e l'esercizio della democrazia.
L'azione
educativo-didattica, come nell'intuizione iniziale, è stata
incentrata su cinque verbi (cinque come le dita della mano del
contadino che lavora la terra), azioni che permettano la crescita del
bambino “nel rispetto delle differenze
di tutti e dell’identità di ciascuno” come prescrivono le
Nuove Indicazioni Nazionali: ascoltare, parlare, creare, camminare,
studiare.
Inoltre,
il libro,
letto nello spazio-agorà denominato “Il Cerchio della Luna”, è
stato lo strumento privilegiato per avviare qualsiasi percorso
educativo-didattico.
In particolare è stato utilizzato l'albo illustrato quale strumento esemplare per connettere il sapere, il pensiero, i sentimenti, e per sviluppare l’abilità di decodificare la realtà attraverso i simboli umani dell’arte, della comunicazione, della cultura. Come già anticipato in un post precedente, nella didattica del territorio quale educatore innovativo l'albo illustrato è anche lo strumento che in modo immediato insegna il linguaggio metaforico-simbolico che è il codice che permette la connessione tra il sé e il mondo, tra il vicino e il lontano, tra l'esperienza e il linguaggio, che consente quindi di decifrare e comprendere l'opera d'arte che è un territorio.
E
cinque libri/albi hanno anche costituito i cinque capitoli di questa
storia che abbiamo intitolato “Sei come sei”: ognuno di essi ha
costituito lo sfondo a ciascun anno scolastico, l'elemento che ha
dato spessore narrativo, che ha delineato il cammino con delle tappe,
una sorta di mappa di senso da seguire, aperta a tutto quello che
sarebbe arrivato, compresi decine e decine di altri libri e albi.
Ecco
i cinque libri-capitolo-sfondo, in ordine dalla classe prima alla quinta:
“La
scuola deve educare alla consapevolezza e responsabilità delle
relazioni tra microcosmo personale e macrocosmo dell'umanità e del
pianeta”(2). Ecco
perché la scuola dovrebbe essere il primo territorio che il bambino
impara ad abitare sperimentando, in una scala adatta alla sua
maturità, cosa significhi cittadinanza attiva.
- in “Alzare lo sguardo, il diritto di crescere il dovere di educare” di Susanna Tamaro – ed. Solferino, 2019
- in “ Indicazioni Nazionali per il Curricolo”, p. 11