venerdì 24 gennaio 2020

“UN EQUIPAGGIAMENTO MOLTEPLICE TRA ACQUE E TERRE, MA PIU' SPESSO FANGO”(1)


Prima di iniziare a descrivere un percorso tra i tanti sperimentati con il ciclo precedente, ma che considero esemplificativo ed esemplare, credo sia opportuno delineare, brevemente e schematicamente, “l'equipaggiamento” con cui mi sono messa in viaggio.
Il nome, che ho dato al mio fare scuola, spiega questo equipaggiamento, è lo zaino del viaggiatore che contiene solo l'essenziale. E al formarsi di questo zaino si è svuotata, in modo direttamente proporzionale, la borsa con cui vado a scuola, fino a quando il suo contenuto si è ridotto ad un quaderno, un'agenda leggera ed un piccolo astuccio, accompagnato talvolta da una cartellina con un po' di materiale che avevo scritto.
Apriamo lo zaino:
il TERRITORIO quale EDUCATORE INNOVATIVO
1. Il TERRITORIO è il sostantivo che da sostanza, materia e significato e, secondo la definizione di Claudio Greppi, “è un opera d'arte: forse la più alta, la più corale che l'umanità abbia espresso. A differenza delle molte opere artistiche o tecniche prodotte dall'uomo plasmando la materia, il territorio è prodotto attraverso un dialogo, una relazione fra entità viventi, l'uomo stesso e la natura, nel tempo lungo della storia. (….) un neoecosistema in continua trasformazione”.(2) 

Partendo da questa definizione ho elaborato una mia mappa della didattica del territorio come educatore innovativo che mi orienta e guida nei cammini sconosciuti, talvolta impervi:


  1. Il territorio è un “EDUCATORE muto, che non ha parole ma una semantica ricca che sa parlare direttamente alla nostra biologia, al nostro senso di appartenenza. Esso ci educa perché ci insegna chi siamo, da dove veniamo, qual è la nostra storia, ad orientarci nello spazio e nel tempo, ad ancorare la nostra esperienza, a rappresentarci fisicamente la mappa dei nostri concetti, la rete di connessioni tra le conoscenze, esperienze, aspettative, e proiezioni(3). Il territorio ci insegna anche le relazioni, non solo tra uomo e natura, ma anche tra discipline. Infatti, come indicato nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo: “il punto di convergenza (tra storia, geografia, italiano ed arte, in modo particolare) sfocia nell'educazione al territorio, intesa come esercizio della cittadinanza attiva e nell'educazione all'ambiente e allo sviluppo”(p. 56).
  2. Infine, il territorio quale educatore, ha insito in se stesso i sette elementi della didattica innovativa che sono stati delineati nel Convegno di Rimini del 13 ottobre 2018; per questo penso che, a buon diritto, possa dirsi “INNOVATIVO”: si offre come campo d'esperienza; è l'emblema dell'accoglienza delle differenze; si presta come campo della dimensione emozionale; ci mostra il valore dell'efficacia; condensa mille esempi di collaborazione; stimola la creatività; è la realtà.
Chiudo con questa riflessione. 

La didattica del territorio quale educatore innovativo è una didattica per una Scuola che offre al bambino l'occasione di agire nel mondo (quello che vive) con tutto se stesso, in modo unitario.

I territori che il bambino incontra via, via, in una estensione spazio/temporale che va dal vicino al lontano, dal locale al globale, secondo una logica multiscalare, sono la sicurezza che la necessità biologica e culturale di unitarietà, è assicurata e, quindi, il benessere collegato allo stare a scuola, e forse oltre.
Inizia il viaggio.


1. In “Logiche di terre e acque” di Marina Bertoncin, Cierre edizioni, 2004
2. In “Il progetto locale” di Alberto Magnaghi, Bollati Biringhieri, 2003
3. In “Il territorio come educatore: esperienza di de-costruzione e ri-costruzione di una criticità territoriale in campo educativo”, di Luana Milan – relazione finale Facoltà di Scienze della formazione UniPd a.a. 2007/2008