sabato 25 aprile 2020

CASA LIBERAZIONE


Anche se è sabato, questa mattina ho mandato ai bambini una video-lettura a sorpresa.
E' il 75° anniversario della Liberazione d'Italia e Gianni Rodari, ancora una volta, è venuto in mio soccorso.
Così ho letto un piccolo estratto da LE AVVENTURE DI CIPOLLINO (Einaudi Ragazzi, 2018) che, come scrive Michela Murgia nella prefazione, “...non è una storia di frutta e verdura, ma è un romanzo antifastista per bambini scritto da un partigiano. Si può dire questo di un romanzo per ragazzi che parla di un bambino cipolla in un mondo di principi limoni, gendarmi pomodoro, avvocati piselli e contadino zucchine? Quando si tratta di Gianni Rodari sì, perché l'essere poeta, giornalista e scrittore erano per lui derivazioni brillanti del suo essere prima di tutto un uomo libero e liberato”.





Questa storia è una metafora fantastica della storia della nostra Repubblica Italiana, che termina con una strana frase finale: “E così sia, amen” che, continua  Murgia, “mi ha sempre costretta a leggerla come una preghiera, un'invocazione rivolta agli adulti perché la libertà non corra mai più un pericolo tale da costringere un bambino a lasciare i giochi per farsene partigiano”.

Ma c'è un secondo motivo che mi ha fatto scegliere questo testo.
Il libro termina con il primo atto che compiono i cittadini di questa neonata Repubblica, dopo aver messo la bandiera sulla torre: trasformano il Castello del dittatore Re Limone in una casa dei bambini.

Il Castello non è più una castello, ma una casa da gioco.
Per bambini, si capisce: c'è la sala da ping-pong,
la sala del disegno, la sala dei burattini,
quella del cinema, eccetera eccetera.
Naturalmente c'è anche il gioco più bello, ossia la scuola:
Cipollino e Ciliegino siedono uno accanto all'altro,
nello stesso banco, e studiano l'aritmetica,
la lingua, la storia e tutte le altre materie
che bisogna conoscere bene per difendersi
dai birbanti e tenerli lontani”.

Ed ecco il punto di partenza del percorso che inizieremo da lunedì: la CASA.

La casa che, come nella storia di Cipollino è, in questo periodo, una casa-scuola.
Questo aspetto abbiamo già iniziato a considerarlo quando ciascuno di loro ha delimitato il proprio territorio-scuola (vedi qui).
Da settimane sto accumulando idee, visioni partendo dai libri che ho in casa, per costruire il canovaccio del percorso educativo-didattico attorno al territorio-casa.
Ora quel groviglio ha preso una forma ed è visibile in questa mappa verbo visuale che potrei definire in 3D.

Mappa verbo visuale in 3D degli albi e libri utilizzati
nel percorso CASA LIBERAZIONE


Le tappe del percorso educativo-didattico "Casa liberazione", saranno segnate ciascuna da un albo illustrato:

  • CASA-FUORI: di Carson Ellis, CASA, Emme Edizioni, 2015
  • CASA-DENTRO: di Kyo Maclear, Isabelle Arsenaut, VIRGINIA WOLF LA BAMBINA CON IL LUPO DENTRO, Rizzoli, 2017; di Beatrice Alemagna, LA BAMBINA DI VETRO, Topipittori, 2019; di Luca Tognolini, Claudia Palmarucci, LE CASE DEGLI ALTRI, Orecchio Acerbo, 2015
  • CASA-ESSERE: di Giovanna Zoboli, Anna Emilia Laitinen, CASA DI FIABA, Topipittori, 2013
  • CASA-PAROLA: di Antonella Abbatiello, CASE COSI', Donzelli editore, 2018
Altre storie, invece, saranno solamente delle “letture del buongiorno” che, per tema, si rifanno alla fase in cui sono dentro.
Come ho tentato di spiegare nel post “Un equipaggiamento molteplice tra acque e terre, ma più spesso fango”, l'approccio di questa didattica che ho denominato “didattica del territorio quale educatore innovativo” è quello di tentare di proporre al bambino l'occasione di agire nel mondo (quello che vive) con tutto se stesso, in modo unitario.
Il territorio che stanno vivendo i bambini ora è quello della casa e da qui, quindi, partiamo per imparare a fare una lettura territoriale che preveda una estensione spazio/temporale che va dal vicino al lontano, dal locale al globale, secondo una logica multiscalare.
E alla fine di una sorta di viaggio di liberazione, avremo imparato, forse, che si parte da casa per ritornarci.

Si lasciano mai le case dell'infanzia?
Mai: rimangono sempre dentro di noi,
anche quando non esistono più,
anche quando vengono distrutte
da ruspe e bulldozer”.
Ferzan Ozpetek