Una
delle letture-incontro di questa estate è stata questo libro
consigliatomi da un artista che gira-mondo che è stato più volte in
Giappone.
Questo
libro mi ha portato la storia del santuario Ise di cui scrivo un
estratto.
“Il
santuario Ise è considerato il più sacro fra i santuari scintoisti
del Giappone, dedicato alla dea del sole Amaterasu dalla quale,
secondo la leggenda, discende la famiglia imperiale.
E'
immerso in una fitta foresta di 55 chilometri quadrati e la bellezza
e la serenità del luogo sono fonte d'ispirazione, esempio
contemporaneo della relazione uomo-natura.
L'aspetto
singolare è che ogni venti anni gli edifici del complesso vengono
smantellati e ricostruiti con legname fresco in un punto diverso, pur
rimanendo identici. Questa tradizione si perpetua da 1200 anni.
Molti
sono i calcoli preliminari e i preparativi: la coltivazione dei
cipressi giapponesi utilizzati che devono essere piantati con
anticipo affinché siano pronti al momento giusto per il taglio;
alcuni di essi, che dovranno essere di dimensioni particolari,
richiedono due secoli di crescita; la formazione e il mantenimento di
falegnami specializzati, visto che non viene utilizzato nemmeno un
chiodo; un'organizzazione di seicento persone, tra monaci ed esterni
che lavorano in totale armonia.
E'
evidente che il santuario Ise non avrebbe mai potuto resistere per
così tanto tempo in assenza di un meccanismo regolatore interno
garantito.
Questo
è un modello altamente sostenibile ed innovativo e la chiave di
tutto è l'armonia.
La
sostenibilità
è un'arte di vivere che richiede ingegno ed abilità.
L'uomo
è come una foresta fatta di tanti individui singoli interconnessi ed
interdipendenti”:
cosa serve per conservare questa foresta?
Serve
un progetto educativo che guarda lontano, e la storia della
tradizione legata all'applicazione dell'Ikigai al santuario Ise, è
una metafora calzante di come dovrebbe essere.
“Il paesaggio educativo”, come è definito dalle Indicazioni Nazionali per il curricolo, è costituito da questi tre elementi in relazione: la PERSONA, la CLASSE come gruppo e il TERRITORIO (famiglia, territorio locale, mondo) secondo una logica multiscalare tipica dell'approccio territorialista a cui mi rifaccio nella mia “didattica del territorio quale educatore innovativo”.
Inoltre,
le Indicazioni spiegano che, “la
scuola è luogo in cui il presente
è elaborato nell'intreccio tra passato
e futuro, tra memoria
e progetto”.
Per questo è fondamentale “ricostruire
insieme agli studenti le coordinate spazio-temporali necessarie per
comprendere la loro collocazione rispetto ai tempi assai più ampi
della geografia e della storia umana, così come rispetto agli spazi
e ai tempi ancora più ampi della natura e del cosmo”.
Tutto questo è condensato nel concetto di TERRITORIO, secondo la definizione che ne dà Alberto Magnaghi (in “Il progetto locale”, Bollati Boringhieri – 2000 – p. 9 e 16):
“Il
territorio
è un'opera
d'arte:
forse la più alta e corale che l'umanità abbia espresso (…) è
prodotto attraverso un dialogo, una relazione
fra entità viventi, l'uomo
stesso e la natura,
nel tempo
lungo della storia. (…) è generato da un atto d'amore (inclusi gli
atteggiamenti estremi della sottomissione e del dominio), seguito
dalla cura
della crescita dell'altro da sé.
Il
territorio nasce dalla fecondazione della natura da parte della
cultura
(…) ha carattere, personalità, identità, percepibili nei segni
del paesaggio.(...)
è prodotto storico dei processi di coevoluzione di lunga durata fra
insediamento umano e ambiente, natura e cultura e, quindi, come esito
della trasformazione dell'ambiente a opera di successivi e
stratificati cicli di civilizzazione”.
Ecco,
quindi, definita anche la mappa della “didattica del territorio
quale educatore innovativo” che sostiene il progetto
educativo-didattico “Alberi che camminano”.
Ogni
anno scolastico, per sviluppare un aspetto del cammino del percorso territoriale quinquennale ALBERI CHE CAMMINANO
il progetto ruoterà attorno ad un ALBO ILLUSTRATO che sarà lo sfondo metaforico su cui costruire il percorso educativo-didattico di quell'anno scolastico.
In questo primo anno, si svilupperà il tema della “COSTRUZIONE DEL TERRITORIO IO-SCUOLA”, e il titolo del percorso prende il nome dal libro di Cristina Valentini, CHISSADOVE (ed. Zoolibri).
Quando
nascono i figli, quando incontriamo per la prima volta i nostri
alunni di classe prima, è naturale chiedersi: quale destino avranno?
Chissà che cosa faranno da grandi? Saranno felici?
«In
mezzo alla collina c’era un albero ricco di piccoli semi che
crescevano silenziosi e impazienti di diventare alberi e poter un
giorno parlare», quest’albero-papà-mamma-maestra è un
ciliegio dal cuore tenero e la memoria corta, perché, sebbene
probabilmente siano anni che lascia i suoi piccoli semi partire,
ancora adesso è un po’ preoccupato e si domanda “chissadove!”
andranno.
Così
quando un semino perde il soffio del vento e rimane attaccato al
ramo, l'albero pensa che sarà bello avere compagnia ancora «solo
per un giorno». Poi un giorno la vita interviene con le sue
sorprese: «di ramo in ramo, di foglia in foglia, alla ricerca di
cibo saltava una gazza…». L’albero in quel momento dormiva e
il seme «cadde… chissadove». Passarono le stagioni e il
seme spuntò dall’altra parte della collina. «L’albero lo
riconobbe come il suo piccolo seme e capì improvvisamente dove si
trovava chissadove».
Il
compito di noi adulti è, quindi, quello di fornire ai bambini gli
strumenti perché possano affrontare la vita senza essere travolti,
comprendere il mondo, nella certezza che c’è un bene per loro e il
vuoto “chissadove” è un luogo bello e necessario,
è il luogo della piena realizzazione della propria ghianda.
L'anno
scolastico è stato quindi suddiviso in tre parti-temi:
“In
mezzo alla collina c'era un albero ricco di piccoli semi che
crescevano silenziosi e impazienti di diventare alberi per poter
un giorno parlare”
|
Ascoltare
se stessi
|
“L'albero
aveva paura che il piccolo seme partisse e si perdesse chissadove”
|
Ascoltare
l’altro
|
“L'albero
lo riconobbe come
il
suo piccolo seme e capì improvvisamente dove
si
trovava chissadove”
|
Ascoltare
il mondo che ci circonda
|
E' arrivato il primo giorno di scuola e abbiamo accolto i nostri bambini donandogli un
sacchettino che conteneva piccole ghiande.
Iniziava il nuovo
cammino, con lo sguardo puntato lontano e le radici ben salde a
terra.
“Così
abbiamo capito cos’è un’opera d’arte:
farsi
aiutare dagli amici in un paziente lavoro di squadra.
Pian
piano viene fuori quello che di vero c’è sotto,
una
mano tesa per aiutare l’altro a cambiare”
(don
Lorenzo Milani)