“...percorrere un
sentiero nel senso opposto
ti permette di notare
i dettagli
che in precedenza non
avevi osservato”
(Tiziano Fratus –
IL SUSSURO DEGLI ALBERI (1))
Ed eccomi, quindi, a
ripercorrere a ritroso il cammino che mi ha portato alla
progettazione del percorso didattico-educativo quinquennale iniziato
quest'anno con la classe prima.
Nuovo ciclo, nuova
storia, mi dicevo a giugno, ma il lascito emotivo dei cinque anni
precedenti del SEI COME SEI, era davvero potente e mi sentivo
completamente bloccata.
Il vuoto più totale, il
buio, niente. Nessuna idea.
Allora mi sono affidata,
come sempre, al silenzio e all'ascolto dei libri, di nuovi punti di
vista, di piccoli viaggi in luoghi conosciuti come se non fossero
tali, del guardare all'insolito, del camminare, del soffermarsi a
considerare i particolari che improvvisamente appaiono ai nostri
occhi quando smettiamo di cercare.
Ecco, non stavo cercando
niente, eppure trovavo.
Ed è a quel punto che, seguendo un filo invisibile che da una cosa mi portava ad un altra, tutto si è composto ed ha preso nome: ALBERI CHE CAMMINANO.
“Allora prese il
cieco per mano (…)
e dopo avergli messo
della saliva sugli occhi,
gli impose le mani e
gli disse: “Vedi qualcosa? (…)
“Vedo gli uomini,
come alberi che camminano”.
Allora gli impose di
nuovo le mani sugli occhi
ed egli vide
chiaramente ogni cosa”
(Mc. 8, 23-25)
Questa immagine potente,
ripresa anche da Erri De Luca nella sceneggiatura del film di Mattia
Colombo, “Alberi che Camminano” (ed. Feltrinelli – 2015),
esprimeva la sintesi delle cose che avevo maturato
nell'estate e di quelle che costituivano il mio bagaglio personale e
professionale fino a quel punto, e che avrebbero creato il percorso.
“Guardando alle
piante come si guarda ad una nazione umana, i risultati sono
sorprendenti(2)”,
afferma Stefano Mancuso nel suo ultimo libro.
E se guardassimo alla nazione umana come ad un bosco? Sì, perché, la nostra società avrebbe davvero tanto da imparare dalle piante a livello di organizzazione diffusa, di cooperazione, come spiega in modo affascinante Mancuso.
E se per la Scuola, come indicato nelle “Indicazione Nazionali – Nuovi scenari”, il tema della cittadinanza attiva, e quindi della sostenibilità, deve essere “il vero sfondo integratore e punto di partenza per tutte le discipline”, mettere gli alberi al centro poteva essere una strada che portava lontano.
E se guardassimo alla nazione umana come ad un bosco? Sì, perché, la nostra società avrebbe davvero tanto da imparare dalle piante a livello di organizzazione diffusa, di cooperazione, come spiega in modo affascinante Mancuso.
E se per la Scuola, come indicato nelle “Indicazione Nazionali – Nuovi scenari”, il tema della cittadinanza attiva, e quindi della sostenibilità, deve essere “il vero sfondo integratore e punto di partenza per tutte le discipline”, mettere gli alberi al centro poteva essere una strada che portava lontano.
Ed era, soprattutto, totalmente aderente al mio desiderio di continuare a sperimentare la mia “didattica del territorio quale educatore innovativo” perché, come è prescritto dalle Indicazioni Nazionali, “il punto di convergenza (tra la geografia e varie altre discipline) sfocia nell'educazione al territorio, intesa come esercizio della cittadinanza attiva, e nell'educazione all'ambiente e allo sviluppo (sostenibile)” (p. 56).
Il
primo passo era fatto. Iniziava un nuovo cammino.
1. citazione in Tiziano Fratus, IL SUSSURRO DEGLI ALBERI, ediciclo editore - 2016
2. citazione in Stefano Mancuso, LA NAZIONE DELLE PIANTE, Laterza Editore, 2019
2. citazione in Stefano Mancuso, LA NAZIONE DELLE PIANTE, Laterza Editore, 2019