venerdì 6 marzo 2020

L'ALBO ILLUSTRATO COME TERRITORIO


Inizio con una domanda.
Cosa ha a che fare il territorio con l'albo illustrato?

Come ha raccontato Antonio Faetti nel suo “Guardare le figure”, un testo imprescindibile del 1972 per chi vuole approfondire la conoscenza dell'albo illustrato, “(…) i libri illustrati nascono dalla letteratura popolare legata al territorio. (…) Questo mondo scompare con l'arrivo dell'estetica globalizzata disneyana, riduttiva, falsamente consolatoria (…). Dal figurinaio al catoonist, dal locale al globale”.






Sull'albo illustrato è stato scritto molto: la storia, la morfologia, la sintassi e sul suo valore educativo e didattico. Per questa analisi suggerisco e rimando ad alcuni tra i testi che ho studiato e che ho trovato illuminanti.
Esso è uno strumento che rimette “al centro il nostro rapporto con la parola e l'immagine, (…) con l'infanzia, nel modo di pensare l'educazione, nell'importanza di saper guardare” (in AD OCCHI APERTI, LEGGERE L'ALBO ILLUSTRATO, Hamelin, Donzelli editore - 2012)





L'uso didattico dell'albo, legato all'insegnamento dell'italiano e dell'arte, si sta diffondendo anche grazie ad insegnanti che lo stanno sperimentando da anni e che, come fa Antonella Capetti dal 2013, condividono il loro lavoro.


Ho utilizzato l'albo illustrato in modo sistematico a partire dall'a.s. 2014/2015 in quel percorso chiamato SEI COME SEI che ho delineato parzialmente in alcuni post di gennaio e febbraio 2020, non solo per italiano ed arte, ma come strumento privilegiato della didattica del territorio quale educatore innovativo.



Mi avvalgo ora di due citazioni:
I libri sono educatori silenziosi” 
(Jella Lepman)

Perché io ho duecento particolarità” 
(M. cl.1B, a.s. 2019/2020)

Quella di Jella Lepman l'ho ritrovata all'interno del libro di Marcella Terrusi ALBI ILLUSTRATI (Carocci editore – 2012, p. 96) e mi ha ricordato la definizione che ho dato di “territorio educatore” nel post “UN EQUIPAGGIAMENTO MOLTEPLICE TRA ACQUE E TERRE, MA PIU' SPESSO FANGO” a gennaio 2020:
Il territorio è un “educatore muto”, che non ha parole ma una semantica ricca che sa parlare direttamente alla nostra biologia, al nostro senso di appartenenza. Esso ci educa perché ci insegna chi siamo, da dove veniamo, qual è la nostra storia, ad orientarci nello spazio e nel tempo, ad ancorare la nostra esperienza, a rappresentarci fisicamente la mappa dei nostri concetti, la rete di connessioni tra le conoscenze, esperienze, aspettative, e proiezioni”.
Una coincidenza che non mi ha stupita in realtà, perché i punti di contatto, le analogie tra territorio ed albo sono diverse.

In primo luogo territorio ed albo condividono le dimensioni spazio-tempo che offrono ai loro attori/lettori.
Per entrambi, infatti, lo spazio è geometrico e reale, ma anche astratto perché giocato nella relazione dagli attori/lettori del territorio/albo; il tempo è assoluto, cioè quello dato, reale, ma anche relativo se pensiamo alle azioni/percezioni degli attori/lettori.
Inoltre, “il tempo del libro è determinato dallo spazio” (in AD OCCHI APERTI, LEGGERE L'ALBO ILLUSTRATO, Hamelin, Donzelli editore – 2012, p. 50), così come il tempo del territorio è determinato dallo spazio geografico.

Secondo Alberto Magnaghi, poiché “il territorio nasce dalla fecondazione della natura da parte della cultura (…), esso è trattato come un organismo ad alta complessità, un neoecosistema in continua trasformazione(in “Il progetto locale”, Bollati Boringhieri – 2000 – p. 9). 
Allo stesso modo, come spiega la Terrusi nell'opera sopracitata, anche “l'albo illustrato è flessibile, molteplice, complesso e strutturato. Può essere considerato un ecosistema in cui si trovano da una parte gli elementi del dialogo interno al libro, parole, immagini, rimandi e strategie compositive, dall'altra si trova la presenza attiva del lettore; tutti gli elementi stanno tra loro in una “relazione ecologica” ovvero si influenzano sempre reciprocamente, comprendendo nella loro relazione anche “l'evento lettura”, che produce, nell'intervento attivo del lettore, la condizione perché una storia abbia luogo, venga per così dire “attivata”. E in un gioco circolare di sovrapposizioni territorio-albo, basterebbe riprendere la citazione che ho appena trascritto, sostituire “territorio” ad “albo illustrato-libro”, a “lettore” il termine “attore”, e per “lettura” intendere la “lettura territoriale” e il gioco è fatto.
Quindi, mi sento di concludere che un albo illustrato è come un territorio in cui autore e lettore sono gli attori principali.

Il terzo punto di contatto è il linguaggio metaforico con valore conoscitivo utilizzato nell'albo “che ci permette di vedere lo spazio fra le cose, di attraversarlo e di scoprire nuovi legami e nuove prospettive prima o altrimenti invisibiliIl sentimento della rabbia, se diventa un mostro visibile e rosso, da fronteggiare, costituisce una metafora del sentimento stesso”, come ben spiegato dalla Terrusi (opera citata, p. 102). 
Analogamente, nella didattica del territorio quale educatore innovativo, la metafora è lo strumento che permette la connessione tra il sé e il mondo, tra il vicino e il lontano, tra l'esperienza e il linguaggio.


Infine, anche se l'analisi potrebbe continuare per altre “duecento particolarità” come mi ha detto un mio alunno qualche settimana fa, metto in evidenza come, sia l'albo illustrato che il territorio, possano definirsi “iconotesti” in quanto utilizzano un codice verbo-visuale, un rapporto dialettico fra parole ed immagini.
Ecco spiegato il motivo per cui, secondo la mia esperienza maturata fino ad ora, lo strumento della mappa verbo-visuale è assolutamente utile e consona al lavoro di lettura territoriale, a leggere e descrivere una storia e un territorio.

L'albo illustrato, quindi, è uno strumento di eccellenza per apprendere il linguaggio funzionale alla conoscenza del territorio, per imparare ad ascoltarsi ed ascoltare, a guardare, anche con punti di vista diversi, a trattare un'opera d'arte, qual è sia l'albo che il territorio, come testo (segni) e pre-testo (esperienza agita).
L'albo illustrato come territorio sarà, perciò, uno degli oggetti che sperimenterò ulteriormente in questo nuovo percorso quinquennale ALBERI CHE CAMMINANO. 
"La radice etimologica di albero e albo è la stessa, e significa bianco: il bianco del pioppo, il bianco della pagina, il bianco della possibilità"(1).

1. in ALBI ILLUSTRATI di Marcella Terrusi, Carocci editore, 2012